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Il carisma della Comunità: profezia nella Chiesa del nostro tempo
Comunità Figli di Maria

Cercare, trovare ed essere conformati a Cristo per mezzo di Maria, Madre di Dio e Madre nostra, "forma Dei". Nel difficile contesto storico-culturale nel quale viviamo, caratterizzato da quella che Giovanni Paolo II ha definito l'«apostasia silenziosa», dalla dittatura del relativismo [1], dal sincretismo religioso e da un crescente sentimento anticlericale, la Chiesa sente più che mai urgente il bisogno di porsi sotto la materna protezione e guida della Vergine Maria, la donna vestita di sole, Colei che da sempre ha il compito di generare Cristo.

Questa è la certezza che anima la Chiesa nel suo cammino, mentre nella donna e nel drago rilegge la sua storia di sempre. La donna che partorisce il figlio maschio ci ricorda anche la vergine Maria, soprattutto nel momento in cui, trafitta dalla sofferenza ai piedi della Croce, genera nuovamente il Figlio, come vincitore del principe di questo mondo. Ella viene affidata a Giovanni che, a sua volta, viene affidato a lei (cfr Gv 19, 26-27), diventando così Madre della Chiesa. Grazie al legame che unisce Maria alla Chiesa e la Chiesa a Maria, si chiarisce meglio il mistero della donna: «Maria, infatti, presente nella Chiesa come madre del Redentore, partecipa maternamente a quella "dura lotta contro le potenze delle tenebre", che si svolge durante tutta la storia umana. E per questa sua identificazione ecclesiale con la "donna vestita di sole" (Ap 12, 1), si può dire che "la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione, per la quale è senza macchia e senza ruga"». La Chiesa tutta, quindi, guarda a Maria. [2]

La necessità di guardare a Maria e di accoglierla come Madre in modo che per mezzo suo Cristo possa essere formato in noi e regnare nel mondo, emerge con particolare forza in due recenti documenti: l'omelia tenuta dal Card. Ivan Dias a Lourdes in occasione dell'inaugurazione del Giubileo per il 150º anniversario delle apparizioni e la lettera inviata a tutti i Vescovi dal Prefetto della Congregazione per il Clero, il Card. Cláudio Hummes. Le parole pronunciate dal Card. Ivan Dias nel corso della sua omelia assumono una notevole importanza se consideriamo il fatto che egli parlava in veste di inviato speciale del Santo Padre e in una circostanza dal forte riverbero mediatico. Il Card. Dias ha utilizzato un linguaggio apocalittico per ascrivere le difficoltà del nostro tempo nell’ambito dell'antica lotta tra il bene e il male, lotta che Dio vincerà per mezzo di Maria e dell'esercito dei suoi figli.

Qui, a Lourdes, come dovunque nel mondo, la Vergine Maria sta tessendo un'immensa rete nei suoi figli e figlie spirituali per lanciare una forte offensiva contro le forze del Maligno nel mondo intero, per chiuderlo e preparare così la vittoria finale del suo divin Figlio, Gesù Cristo. La Vergine Maria oggi ci invita ancora una volta a fare parte della sua legione di combattimento contro le forze del male. Come segno della nostra partecipazione alla sua offensiva, Ella chiede fra l'altro la conversione del cuore, una grande devozione alla Santa Eucaristia, la recita quotidiana del Rosario, la preghiera senza tregua e senza ipocrisia, l'accettazione delle sofferenze per la salvezza del mondo. Queste potrebbero sembrare delle piccole cose, ma sono potenti nelle mani di Dio al quale niente è impossibile. Come il giovane Davide che, con una piccola pietra ed una fionda, ha abbattuto il gigante Golia venutogli incontro armato di una spada, di una lancia e di un giavellotto, cf. 1 Sam 17, 4-51, anche noi, coi piccoli grani della nostra corona, potremo affrontare eroicamente gli assalti del nostro temibile avversario e vincerlo. [...] Alcuni mesi prima dell'elezione di Papa Giovanni Paolo II, il 9 novembre 1976, l'allora Cardinale Karol Wojtyla diceva: "Ci troviamo oggi di fronte al più grande combattimento che l'umanità abbia mai visto. Non penso che la comunità cristiana l'abbia compreso totalmente. Siamo oggi davanti alla lotta finale tra la Chiesa e le Anti-Chiesa, tra il Vangelo e gli Anti-Vangelo". Una cosa è tuttavia certa: la vittoria finale appartiene a Dio e ciò si verificherà grazie a Maria, la Donna della Genesi e dell'Apocalisse che combatterà alla testa dell'esercito dei suoi figli e figlie contro le forze del nemico, di Satana, e schiaccerà la testa del serpente. [3]

Il Card. Cláudio Hummes invece, nella lettera inviata ai Vescovi per promuovere la nascita di un movimento spirituale che dia vita a una cordata di Adorazione Eucaristica perpetua «per la riparazione delle mancanze e la santificazione dei chierici», si sofferma in particolare sul ruolo fondamentale che la Vergine occupa nella Chiesa in quanto Madre del Sommo ed Eterno Sacerdote e Madre di tutti i fedeli.

Non è quindi casuale che lo stesso giorno in cui veniva promulgata la costituzione dogmatica sulla Chiesa - il 21 novembre 1964 -, Paolo VI proclamasse Maria "Madre della Chiesa", vale a dire, Madre di tutti i fedeli e di tutti i pastori. E il Concilio Vaticano II - riferendosi alla Beata Vergine - così si esprime: "...Col concepire Cristo, generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio, soffrire col Figlio suo morente sulla croce, Ella ha cooperato in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo è stata per noi la Madre nell'ordine della grazia." (LG n 61). Senza nulla aggiungere o togliere all'unica mediazione di Cristo, la sempre Vergine viene riconosciuta ed invocata, nella Chiesa, coi titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice; Ella è il modello dell'amore materno che deve animare quanti cooperano, attraverso la missione apostolica della Chiesa, alla rigenerazione dell'intera umanità (cfr LG n 65). Alla luce di questi insegnamenti che fanno parte dell'ecclesiologia del Concilio Vaticano II, i fedeli, rivolgendo lo sguardo a Maria - esempio fulgido di ogni virtù -, sono chiamati ad imitare la prima discepola, la Madre, alla quale, in Giovanni - ai piedi della croce (cfr Gv 19, 25-27) - è stato affidato ogni discepolo, così, diventando suoi figli, imparano da Lei il vero senso della vita in Cristo. [4]

Dunque due autorevoli documenti che dimostrano la grande attualità e la forza profetico-escatologica contenuta nella spiritualità della Comunità Figli di Maria. Una spiritualità pienamente inserita nell'odierno respiro ecclesiale e destinata ad assumere sempre maggiore rilevanza in futuro.
In effetti la missione dei Figli di Maria potrà dirsi conclusa solo con la Parusìa, il ritorno glorioso di Cristo alla fine dei tempi. Dalle parole del Card. Dias e del Card. Hummes comprendiamo bene l'urgenza di accogliere Maria come madre e di generare Cristo per mezzo di Maria, due cardini nel carisma della Comunità Figli di Maria.

Infatti nel mistero della Chiesa, la quale pure è giustamente chiamata madre e vergine, la Beata Vergine Maria occupa il primo posto, presentandosi in modo eminente e singolare quale Vergine e quale Madre. Ciò perché per la sua fede ed obbedienza generò sulla terra lo stesso Figlio di Dio, senza contatto con uomo, ma adombrata dallo Spirito Santo, come una nuova Eva credendo non all'antico serpente, ma, senza alcuna esitazione, al messaggero di Dio. Diede poi alla luce il Figlio, che Dio ha posto quale primogenito tra i molti fratelli (cfr. Rm 8,29), cioè tra i credenti, alla rigenerazione e formazione dei quali essa coopera con amore di madre. [5]

L'umanità ha bisogno di essere rigenerata per mezzo di Colei che rappresenta il modello della creatura umana incorrotta: l'Immacolata. In Maria abbiamo il vertice di perfezione verso il quale tendiamo.

Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine quella perfezione che la rende senza macchia e senza ruga (cfr. Ef 5,27), i fedeli del Cristo si sforzano ancora di crescere nella santità per la vittoria sul peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti. [6]

Innalzando gli occhi a Maria e restando "alla sua scuola" (un'espressione cara a Giovanni Paolo II [7]), veniamo condotti inevitabilmente a Cristo e plasmati in modo sempre più perfetto a Sua immagine, grazie alla divina fecondità di quel grembo nel quale Egli stesso fu generato per opera dello Spirito Santo.

Dio Padre ha comunicato a Maria la propria fecondità per darle il potere di generare il suo Figlio e tutti i membri del suo corpo mistico. Dio Figlio vuole formarsi e, per così dire, incarnarsi ogni giorno nelle sue membra per mezzo della sua diletta Madre. [8]


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[1] - cfr. Omelia del Card. Joseph Ratzinger - Missa Pro Eligendo Romano Pontifice, 18 aprile 2005
[2] - Giovanni Paolo II - Ecclesia in Europa, 123-124
[3] - cfr. Omelia del Card. Ivan Dias - Lourdes, 8 dicembre 2007
[4] - Congregazione per il Clero - Adorazione, riparazione, maternità spirituale per i sacerdoti - 8 dicembre 2007
[5] - Concilio Vaticano II - Lumen Gentium, 63
[6] - Concilio Vaticano II - Lumen Gentium, 65
[7] - cfr. Giovanni Paolo II - Ecclesia de Eucharistia, 53
[8] - cfr. San Luigi Maria Grignion de Montfort - VD 17.31

 
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