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Riscoprire la Solennità di Cristo Re
Giorgia S.

20 Novembre 2022
Solennità di Cristo Re.

“Mentre in Cielo gli Angeli e i Santi adorano l’Agnello immolato proclamandolo Re, noi ci raccogliamo nella Chiesa, per rinnovare il mistero della immolazione di questo Agnello e per proclamare anche noi la sua universale regalità nella vita individuale, familiare, sociale e politica, in terra e nell’eternità.
L’Epistola è un cantico vero e proprio in cui l’Apostolo san Paolo, rapito, proclama cosa è Cristo per Dio per la creazione e per la Chiesa. Il Padre è invisibile, abita in una luce, in una inaccessibile regione; ma ecco appare in mezzo a noi, perché si fa uomo come noi, versa il suo sangue per noi, Colei che è sua immagine, che è nato da Lui, che è Dio come Lui.
Dio: la creazione è opera sia, tutto per Lui sussiste, in Lui noi abbiamo vita, il movimento e l’essere, tutto esiste per Lui. Capo della creazione è capo ancora della Chiesa, che è il suo corpo, la sua Sposa. Tra essi vi è unità di vita e la vita egli l’ha nella pienezza e la pienezza si dispensa senza esaurirsi. Viene da Lui ogni bellezza, viene da Lui ogni santità, come dalla sua sorgente. Il Padre lo volle così, nel suo disegno volto a ricondurre tutte le cose all’unità primitiva e pacificare nel sangue del suo Figlio, tutto quanto esiste in cielo ed in terra.”


Questo è quanto scrive Prosper-Louis-Pascal Guéranger, abate del priorato benedettino di Solesmes e fondatore della Congregazione di Francia dell'Ordine di San Benedetto. I suoi scritti, non più molto noti e diffusi, sono una vera miniera di informazioni e soprattutto di meditazioni.
La celebrazione della Solennità di Cristo Re, nella forma ordinaria del rito, cade l’ultima domenica dell’anno liturgico , cioè nella domenica antecedente alla prima domenica d’Avvento.
Pertanto, ci troviamo con due importanti celebrazioni inerenti lo stesso tema: all’inizio dell’anno liturgico con l’Epifania, e al suo termine, con la Solennità di Cristo Re.
Nella prima ricorrenza celebriamo la venuta di Gesù sulla terra, la sua incarnazione, poiché i Magi, rappresentanti della terra ed in senso lato, dell’umanità, giungono ad adorarlo portando doni, fede ed amore. I doni dei magi sono degni di un re, proprio perché Gesù viene adorato e lodato come tale, nonostante le umili condizioni in cui si è trovato a nascere.
Nella seconda ricorrenza si celebra Gesù quale Re del creato.
Ma perché due feste così simili? Perché se all’inizio festeggiamo con gioia l’arrivo del Messia, alla fine dell’anno liturgico siamo invitati a meditare e a riflettere sulle conseguenze della chiamata universale della fede in Cristo.
Purtroppo da secoli siamo preda del terribile errore del “laicismo” e più recentemente anche dal “modernismo”.
Con il termine “laicismo” si intende la negazione dei diritti di Dio e di nostro Signore Gesù Cristo sulla società umana, sia privata che familiare, sociale e politica. Gli apostoli della nuova eresia hanno ripreso il grido dei Giudei deicidi: “non vogliamo che costui regni sopra di noi”. Con l’abilità, la tenacia e l’audacia dei figli delle tenebre si sono sforzati di cacciare Cristo da ogni luogo, hanno tentato di imporre una costituzione scismatica della Chiesa, hanno separato la Chiesa dallo Stato, negato alla società civile il dovere di aiutare gli uomini a conquistare i beni terreni, scardinando la famiglia con la legge sul divorzio, tolto il crocifisso dai tribunali, dagli ospedali, dalla scuole e infine hanno dichiarato intangibili le loro leggi, facendo dello Stato un dio.
Mentre con il termine “modernismo” si intende l’indirizzo eterodosso, delineatosi fra gli studiosi cattolici alla fine del secolo scorso e nei primi anni del presente, che si proponeva di rinnovare e interpretare la dottrina cristiana in armonia col pensiero moderno» Esso nasce all’interno di un contesto culturale caratterizzato dalla sfida del pensiero moderno al cristianesimo, una sfida che assume, nel corso del XIX secolo, connotati diversi, dal razionalismo illuministico al romanticismo, al positivismo e all’evoluzionismo. Emergono così le difficoltà dell’apologetica cattolica e dell’azione missionaria della Chiesa in un mondo sempre più dominato, a livello intellettuale e nell’ambito politico, da forze ostili al cattolicesimo. Come sempre accade in simili circostanze, quando cioè i risultati non corrispondono alle aspettative, i dubbi e le incertezze cominciano a serpeggiare all’interno della Chiesa e a favorire la nascita di affermazioni dai connotati ereticali, nel senso che non ci si preoccupa di adeguare le modalità di trasmissione della fede ai tempi diversi, ma si tende a cambiare i contenuti stessi della fede. La storia della Chiesa è stata in ogni tempo accompagnata da eresie, soprattutto dopo le persecuzioni dei primi tre secoli, ma il modernismo assume un nuovo aspetto che lo distingue dalle eresie precedenti, quello di cercare di non rompere formalmente la comunione con la Chiesa.
Viviamo pertanto in un’epoca molto pericolosa, piena di contraddizioni ed eresie, di lotte intestine tra gli stessi cattolici e veri e propri scismi. Per placare questa peste di errori papa Pio IX, promulgò l’11 dicembre 1925 l’enciclica “Quas Primas”, in cui cercò di spiegare il potere di Cristo su tutti gli uomini e su tutti i popoli in ogni tempo, e al fine di evitare che il popolo e la Chiesa stessa ponesse questo fondamentale tema in secondo piano, istituì la solenne festa di Cristo Re. La stessa liturgia pensata dal papa era contemporaneamente di ammonimento e riparazione all’apostasia delle nazioni e degli individui, ed al termine della S. Messa veniva rinnovata la consacrazione del genere umano al Sacro Cuore di Gesù.
Questa enciclica è di fondamentale importanza poiché riassume quali siano i diritti di Gesù, la cui conoscenza è necessaria per poter combattere efficacemente contro gli errori del nostro tempo. Cristo è Re, afferma la lettera, e la sua regalità ha triplice valore: regalità delle intelligenze, in quanto Egli è Verità, e gli uomini devono ricercarla e riceverla con sottomissione; regalità della volontà, Dio ci ha creato liberi, ma come la perfetta volontà divina sottomise la perfetta volontà umana in Gesù, così la volontà divina ispirandoci attraverso la grazia, ci sottomette e ci spinge a compiere con ardore le azioni più nobili; infine regalità dei cuori, data dalla sua infinita carità.
L’enciclica poi continua elencando come la regalità di nostro Signore Gesù Cristo gli conferisca triplice potere: legislativo poiché non solo portò a compimento la Legge, ma ne istituì delle nuove; potere giudiziario, cioè stabilire pene e ricompense sia nella vita attuale che dopo la morte; potere esecutivo, dato che tutto gli appartiene, tutti hanno l’obbligo di obbedire, avendo già stabilito le punizioni a cui nessun colpevole può sottrarsi.
È un testo apparentemente molto duro, ma denota allora, come oggi, la necessità di riscoprire questa devozione, questa solennità. Papa Pio IX istituì questa celebrazione poiché temeva che sarebbe caduta nel dimenticatoio, che il “laicismo” l’avrebbe talmente svuotata di senso da renderla inutile, e purtroppo ciò sta accadendo, grazie anche al “modernismo” che nel folle tentativo di rinnovare la chiesa, la sta lentamente e tragicamente uccidendo.
Riscopriamo la bellezza delle tradizioni e preghiamo affinchè la Chiesa possa ritrovare la forza di affermare le sue nobilissime origini, poiché nessun regnante potrà mai realizzare le promesse fatte da Gesù: la vita eterna. Pertanto, come auspicava papa Pio IX, rintaniamoci nel Cuore di Gesù, unico vero Regno a cui desiderare di appartenere.

 
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